Cos’è l’Osservatorio AONI?


L'Accademia Olimpica si è assunta l'impegno di tutelare la cultura sportiva attraverso la ricerca, la riflessione, il confronto. L'Osservatorio è uno dei suoi strumenti, dedicato in particolare all'osservazione delle strategie che vengono applicate a tutti i livelli dell'organizzazione sportiva, sia italiana che estera. Le strategie, i modelli teorici e le loro pratiche applicazioni, se costantemente analizzate, permettono al movimento sportivo di utilizzare la propria cultura come materia viva su cui fondare l'evoluzione prossima ventura.

Conoscere per cambiare: solo così la tutela può diventare attiva.


Uno dei campi, cui applicare questa formulazione della cultura come materia viva dello sviluppo, è stato individuato nell'analisi dei sistemi di formazione degli atleti adolescenti che mostrano di avere particolari qualità agonistiche.


Nella maggior parte degli sport, gli anni dell'adolescenza sono i più importanti per la costruzione della prestazione dei giovani atleti: secondo Meinel, è nell'adolescenza che il giovane sviluppa tratti della personalità, qualità e capacità fisiche specifiche grazie alle quali, alcuni anni dopo, otterrà i massimi risultati sportivi.


Si può migliorare la capacità generale del sistema sportivo di pianificare ad anni di distanza la preparazione di un gran numero di ragazzi e ragazze? Si può star dietro a centinaia di giovani, che si affacciano oggi all'agonismo, per tutti gli anni necessari? Si possono immaginare strumenti per mobilitare decine di strutture tecniche e centinaia di allenatori?


L'Osservatorio AONI è stato istituito per analizzare il sistema sportivo, focalizzando, inizialmente, l’attenzione ai settori giovanili e, soprattutto, alle necessità di armonico sviluppo dei giovani di qualità. Attraverso incontri e tavole rotonde alle quali sono invitati i tecnici ed i dirigenti delle FSN e non solo, vengono raccolte le informazioni, scambiate le esperienze, messe a fuoco le criticità, comparati i sistemi sportivi, al fine di creare un modello generale di governance che consenta, con l’adozione di interventi semplici, ben strutturati ed economicamente sostenibili, di coltivare armonicamente il giovane di qualità per condurlo, con l’auspicabile successo, ai massimi livelli agonistici.


Successive analisi saranno rivolte anche all’altissimo livello ed alla sua gestione, così da “chiudere il cerchio”.


La documentazione e gli atti di questi incontri vengono pubblicati nella nuova sezione del sito internet dell’Accademia Olimpica Nazionale Italiana ed iniziamo con gli atti della 2ª tavola rotonda svoltasi lo scorso 12 maggio.


OSSERVAZIONI SUI SISTEMI SPORTIVI:

GRAN BRETAGNA

 Pubblicato: 11 Dicembre 2020

OSSERVAZIONI SUI SISTEMI SPORTIVI, DI MEDIO E ALTO LIVELLO, DEI PAESI DI RANKING INTERNAZIONALE ELEVATO.


Questa prima osservazione è dedicata alla struttura del sistema sportivo utilizzato in Gran Bretagna che attualmente è uno dei più interessanti del panorama Internazionale.


Ne abbiamo spesso, in precedenti lavori, enfatizzato la sua validità in relazione ai risultati delle ultime tre edizioni Olimpiche Estive: Pechino 2008, Londra 2012 e soprattutto Rio 2016, e il nostro parere, più che positivo, non può cambiare trattandosi di una mera lettura di risultati ottenuti sul campo, quasi completamente privi di ombre di doping o altre forme di escamotage antisportivi.


La domanda che ci poniamo, e alla quale cercheremo di dare una risposta il più oggettiva possibile e circostanziata nell’ambito delle nostre, pur limitate, conoscenze è:


“MA UN SISTEMA COSI’ PRODUTTIVO IN TERMINI DI RISULTATI E’ TOTALMENTE PRIVO DI ASPETTI NEGATIVI DI RILIEVO?”


Il tentativo di dare una risposta parte dal presupposto di conoscere, almeno nelle sue linee generali, il funzionamento del sistema.


Avere notizie certe non è molto facile perché, anche se il sistema è in atto da diversi anni (almeno 15), non se ne parla molto.


Le informazioni escono da interviste o estratti di conferenze dei vertici del UK SPORT, da qualche bilancio economico pubblico o da programmi operativi messi in rete da qualche Federazione poco prudente.


Il progetto UK SPORT è un po’ come la Coca Cola o la Nutella, tutti ne conoscono l’esistenza nessuno la formula precisa….E’ BLINDATO.


Questo è cio’ che sappiamo:


L’UK SPORT è un ente terzo sia al mondo sportivo che a quello politico, anche se quest’ultimo ne nomina i vertici.

Le sue risorse provengono in gran parte dalla Lotteria Nazionale e da alcuni sponsor importanti.

Il suo budget annuo per il quadriennio 2012/2016 era di 350 Milioni di sterline (circa 405 milioni di euro). Per il quadriennio 2016/2020 è stato aumentato del 5%.

L’impiego del budget è per il 76% utilizzato per il sostegno economico degli atleti ed è suddiviso in due programmi distinti, uno per l’alto livello e uno per il medio livello, e riguarda tutte le manifestazioni Olimpiche e Paralimpiche del quadriennio. Il restante 24% è utilizzato per finanziare l’Istituto Centrale di Scienza dello Sport e per la formazione dei quadri tecnici nazionali.

Gli Atleti sostenuti finanziariamente sono mediamente 1200 in totale per le quattro edizioni Olimpiche (2 estive e 2 invernali)

I contributi vengono attribuiti a Federazioni ed Atleti (nominalmente) subito dopo, 30/40 giorni, il termine dei Giochi.

Le attribuzioni vengono stabilite (in parte secondo noi) dopo una verifica sull’esito del target di previsione fatto da ogni singola Federazione 4 anni prima.

La prospettiva podio, per l’alto livello, e la crescita costante nel medio livello sono verificate, per ogni atleta, 3/4 volte all’anno con possibilità di incremento del finanziamento, diminuizione dello stesso o uscita dal programma.

Nel medio livello sono previsti 4 steps: da quello di entrata, a circa 17 anni a quello di uscita per passare all’alto livello. Per completare questo percorso gli atleti hanno al massimo 5 anni.

Da non molto è permesso alle Federazioni di fare un ricorso avverso le decisioni del UK SPORT presso un organismo terzo. In funzione Tokio 2020 ne sono stati presentati 7, accettati nessuno.

L’aspetto più intrigante di quanto sopra scritto è sul COME vengono stabiliti i “probabili atleti podio o atleti in futura possibilità di esserlo” con i conseguenti interventi finanziari e non.


Che ci sia una specie di ”autodichiarazione federale” sui possibili risultati ottenibili a quattro o più anni di distanza e che in base al fatto di aver azzeccato o no il pronostico dipenda il finanziamento ci sembra banale e quasi offensivo. Resta però il fatto che dopo Londra 2012 la forbice dei risultati previsti per Rio 2016 andava da un minimo di 47 medaglie ad un massimo di 79 e ne hanno prese 67!!


La previsione per Tokio 2020, già nota da Dicembre 2016, va da 51 a 85 medaglie conquistabili….


Dietro a queste previsioni, che sono il vero mezzo di quantificazione e assegnazione dei finanziamenti per il quadriennio c’è un BIGDATA.


Cioè una enorme banca dati che RACCOGLIE, REGISTRA, CODIFICA, CORRELA una grandissima quantità di dati che possono influire sui risultati futuri del singolo atleta.


Anche se sappiamo, in generale, come si allestisce e si utilizza un BIGDATA, di quello utilizzato nello sport Inglese non sappiamo molto.


Solo qualche dichiarazione dei vertici UK SPORT, fatta magari in un momento di euforia che vi riportiamo:




“sono anni che ci lavoriamo e pian piano lo stiamo migliorando”

“una simile mole di dati solo 20 anni fa sarebbe stata impossibile da gestire”

“i dati registrati sono dell’ordine di 150.000 dati/atleta/anno”

“il sistema è talmente valido che chi non lo utilizzerà sicuramente scenderà nel ranking mondiale”

“attualmente stiamo collaborando con altre nazioni top level per il miglioramento del sistema: il Canada, l’Australia, l’Olanda

“siamo noi per primi sorpresi dai risultati di Rio 2016”

Qui termina la parte oggettiva dell’osservazione del fenomeno ed inizia quella soggettiva, sulla quale vorremmo aprire il dibattito.


Tornando alla domanda iniziale che ci eravamo posti cosa possiamo rispondere?


Qual è il nostro e, soprattutto, il Vostro punto di vista sugli aspetti SOCIALI, ETICI, CULTURALI, ECONOMICI, PSICOLOGICI E POLITICI che il sistema sportivo della Gran Bretagna evidenzia?


I benefici li conosciamo ma a che prezzo si ottengono?

È veramente l’unico sistema per primeggiare nel medagliere?

Quanto durerà?

È veramente un sistema innovativo di selezione?

E’ un sistema bilanciato che rispetta l’individuo e i valori dello Sport?

Certamente abbiamo i nostri punti di vista su tutto ciò, ma sarebbe molto più utile conoscere e correlarli con i vostri.


Per concludere, a nostro parere, la filosofia portante del progetto UK è:


“IO STATO…. SE TU, federazione ed atleta, mi dimostri che hai la certezza, computerizzata, di ottenere una Medaglia alle Olimpiadi, TI SOVVENZIONO.

SE la certezza non è confermata dalle verifiche SEI FUORI

SE non ti adegui a tutte le richieste del sistema SEI FUORI

SE non ti dedichi a tempo pieno al progetto SEI FUORI

SE appartieni ad una disciplina che ha troppi competitor NON ENTRI

SE fai parte di uno sport di squadra, troppi atleti per 1 medaglia, NON CI INTERESSI.

SE VINCI SIAMO PARI……forse chiederò alla Regina di nominarti SIR

SE per seguire il progetto, non studi, non impari un mestiere, non hai una ragazza o ti rompi….. E’ UN TUO PROBLEMA

Non so come la pensiate Voi ma qualche problemuccio c’è!


Giuseppe Antonini

Accademia MdS

IL “PESO” DELLE MEDAGLIE

Una volta analizzate le prestazioni olimpiche dei vari paesi nelle varie edizioni dei Giochi Olimpici, sia estive che invernali, fatti i paragoni tra i vari paesi e sistemi sportivi, indicate alcune soluzioni che potrebbero essere utili per ottenere migliori risultati, vogliamo cimentarci con un approfondimento sul cosiddetto “peso” delle medaglie.

E’ un approfondimento accademico che riguarda soprattutto gli addetti ai lavori.

Il grande pubblico vede lo sport nella vetrina dei risultati, e qui una medaglia vale una medaglia, indipendentemente dallo sport nel quale viene assegnata.

Noi abbiamo avuto la possibilità di vedere lo sport da dentro e nel back stage e siamo consapevoli di quanto sia difficile vincere una medaglia. Ma questo “difficile” quant’è difficile?

Questa è la domanda che ci siamo posti e, anche se siamo consapevoli di addentrarci in un campo minato, proviamo a dare una risposta cercando di essere obiettivi e aperti a ricevere ed a considerare osservazioni e punti di vista diversi dal nostro.

 

Iniziamo con il porci alcune domande per stabilire poi le variabili che possono essere più o meno interessanti per lo sviluppo di questa analisi:

o Quanti sono i praticanti di uno sport a livello mondiale?

o In quanti continenti e in quanti paesi si pratica uno sport?

o Quanti sono e con quale metodo vengono selezionati gli aventi diritto a partecipare?

o Com’è articolato il Torneo Olimpico?

o Quanto incidono o possono incidere le prestazioni degli avversari?

o Quanto incidono o possono incidere le variabili “ambientali”?

 

Questi, secondo noi, sono gli elementi maggiormente correlati alla difficoltà di ottenere una medaglia.

 

La classificazione degli sport del programma olimpico fatta dal CIO è sicuramente un risultato soddisfacente, soprattutto dal punto di vista economico, ai fini della parametrazione dei dividendi della quota di diritti televisivi riservata alle Federazioni Sportive Internazionali e ne terremo conto ponendola tra gli elementi per determinare il peso. Essa, tuttavia, pone al centro dell’analisi gli sport e non l’atleta.

Noi, invece, nel nostro metodo di classificazione, porremo in primo piano soprattutto l’atleta e le possibilità che egli ha di vincere una medaglia.

Questo riteniamo che debba essere la caratteristica base per attribuire un “peso” alle medaglie.

Per chiarire il concetto del peso facciamo un esempio banale: nel gioco della roulette il premio che si vince è tanto più alto quanto minori sono le possibilità che ciò su cui si è puntato si realizzi. Se puntiamo su un numero avremo una vincita maggiore di quella derivante dalla puntata su un colore: i numeri sono 37, mentre i colori sono due. Quindi la vincita con un numero avrà un peso maggiore di quella con un colore.

Se, però, ci limitassimo a questa sola caratteristica, che riteniamo comunque quella di maggior rilevanza, commetteremmo un errore grave: noi dobbiamo considerare tutti, o quasi, gli elementi che derivano dalle domande sopra elencate. L’atleta non è la pallina della roulette!

Al netto della considerazione che un atleta deve arrivare all’appuntamento olimpico nelle migliori condizioni e che la sua preparazione dovrà tenere in conto anche le variabili ambientali, proviamo ora ad elencare alcuni elementi che, partendo dalla caratteristica di base, possono condurci alla formulazione di una metodologia per determinare il “peso” della medaglia. A ciascun elemento assegneremo un punteggio, che è senza dubbio soggettivo, ma basato sulla nostra esperienza e sulle nostre conoscenze.

 

1. Numero di paesi in cui si pratica uno sport:


E’ scontato che la classifica di una specialità sportiva praticata a livello planetario da milioni di persone sia più difficile da scalare di un’altra meno affollata a livello di numero di praticanti o a livello di numero di paesi dove è praticata.

fino a 50punti 1

fino a 100punti 2

fino a 150 punti 3

oltre 150punti 4

 

2. Praticanti a livello mondiale:


meno di 10.000punti -1

fino a 10.000punti 0

fino a 30.000punti 1

fino a 100.000punti 3

fino a 500.000punti 5

oltre 500.000punti 7

 

3. Numero di partecipanti alle qualificazioni olimpiche:


Sia il numero degli ammessi alle diverse specialità olimpiche, sia la formula di acquisizione del diritto a partecipare, presentano numerose differenze tra una specialità (disciplina) ed un’ altra. Queste differenze in molti casi sono talmente marcate da rendere, in alcune specialità,  molto più difficile anche il solo qualificarsi ai Giochi.

(sport di squadra)

fino a 30punti 1

fino a 60punti 2

oltre 60punti 3


(sport individuali)

fino a 50punti 1

fino a 100punti 2

oltre 100punti 3

 

4. Numero degli ammessi alle gare olimpiche:


(sport di squadra)

fino ad 8punti 1

fino a 12punti 2

fino a 16punti 3

oltre 16punti 4

 

(sport individuali)

fino ad 8punti 0

fino a 16punti 1

fino a 32punti 2

fino a 64punti 3

oltre 64punti 5

 

5. Svolgimento della gara:


Anche il tipo di articolazione del Torneo olimpico delle varie specialità è molto variegato. E’ vero che si applicano le regole e i sistemi specifici delle Federazioni Internazionali, ma è altrettanto vero che, non essendoci per forza di cose omogeneità, alcuni Tornei olimpici sono molto più difficili e, per la loro stessa impostazione, PESANO in maniera differente sull’ottenimento del miglior risultato possibile.

Turno singolopunti 1

Doppio turnopunti 1,5

Triplo turnopunti 2

Qualificazione ed eliminazione direttapunti 3

Eliminazione direttapunti 4

 

6. Incidenza delle prestazioni degli avversari:


Anche qui osserviamo situazioni di interferenza molto differenti tra una specialità ed un’altra. Fermo restando che il piazzamento di un atleta dipenderà sempre dalle prestazioni migliori o peggiori degli altri, un conto è ottenere un risultato per poi confrontarlo con quello ottenuto dagli altri, un altro conto è che per l’avanzamento nel torneo si debba “eliminare“ un altro concorrente, oppure che si parta in 50 o 100 ed in un'unica prova, che può durare anche diverse ore e si debbano contrastare tutti gli avversari. Ci sarebbero altri esempi, ma questi bastano per capire che la difficoltà per arrivare ad una medaglia non sono uguali.

gare individuali con tempi e/o misurepunti 0

gare di gruppopunti 2

confronto diretto ed eliminazionepunti 3

 

7. Posizione dello sport nel ranking CIO


Fascia Apunti 5

Fascia Bpunti 4

Fascia Cpunti 2

Fascia Dpunti 1

Non classificatipunti 0

 

Questi sono, a nostro avviso, gli elementi da considerare per “pesare” le medaglie.

Fermo restando che, in fin dei conti, ogni medaglia vale 1.

 

Marcello Standoli

marcello.standoli@me.com

 

Giuseppe Antonini

antonini-giuseppe@virgilio.it

 

LE FACILITY APPLICABILI AL PROCESSO DI SVILUPPO

DEL   SISTEMA SPORTIVO ITALIANO

Più volte abbiamo espresso la nostra convinzione del buon livello e della buona salute del nostro sistema sportivo in tutte le sue componenti.

Ma nell’era dell’informazione globale le rendite di posizione non esistono, chi detiene il primato è facilmente raggiungibile dai suoi comprimari. Per mantenere il gap c’è un solo modo: non smettere mai di cercare nuove vie che permettano di migliorare.

Per sistemi avanzati e consolidati, tipo il nostro, sarebbe rischioso applicare teorie organizzative di altri paesi, anche se, in alcuni casi, chiaramente vincenti. Non ci rimane che cercare di migliorare l’esistente, ottimizzando tutto ciò che concorre all’ottenimento del risultato. Questo è possibile attraverso lo studio, l’applicazione e la messa a regime di una serie di FACILITY. Cioè strutture e sistemi operativi di sostegno.

Il primo esempio di FACILITY è contenuto nell’elaborato del Prof Cevoli, riguardante il monitoraggio e il controllo dell’attivita’ giovanile. In questo scritto ne proponiamo altre, limitandoci ai concetti generali, ma con l’idea di svilupparne, in articoli successivi, il funzionamento ed i contenuti fin dove i nostri mezzi ce lo consentiranno.


IL PRESUPPOSTO


Come nella vita  i soldi non fanno la felicità, anche nello sport i soldi non fanno le medaglie;  ma in ambedue i casi, se spesi bene, possono aiutare molto!

Cosa intendiamo per “spesi bene”? DOVE, COME e QUANTO investire.

Anche se può sembrare riduttivo partire dagli investimenti per arrivare alle medaglie, non è cosi’! Le scelte, giuste o sbagliate, si ripercuoteranno inevitabilmente sui risultati finali. 

La difficoltà maggiore nel fare le scelte giuste consiste nel doverle fare con un largo anticipo, da un minimo di tre fino a 7/8 anni.


BISOGNEREBBE CONOSCERE IL FUTURO!


Se lasciamo da parte, per  ovvi motivi, cartomanti, palle di vetro, volo degli uccelli, medium e sensitivi vari, l’unica scienza che può aprirci uno spiraglio di conoscenza sugli eventi futuri è  la statistica applicata.

In alcuni campi di attività, dove è fondamentale una previsione sugli eventi futuri, già da molto tempo si utilizzano algoritmi derivanti da elaborazioni statistiche di database dedicati.

‍ Queste previsioni, tra l’altro, sono utilizzate nel commercio, nelle scommesse sportive e nell’andamento delle borse e molto probabilmente, da alcuni Paesi, anche nello sport.

Molte le iniziative in questo campo anche nel nostro mondo sportivo. Alcune veramente interessanti e su scale di campione adeguate. Molti anche i tecnici di vertice che raccolgono dati, soprattutto fisiologici e di prestazione, ma si tratta quasi sempre di progetti  che non hanno raggiunto lo status di asset strutturali, sia per il poco tempo di maturazione concesso, sia perché capita che vadano via nel computer del tecnico esautorato.

Come già detto, nello sport servono previsioni a lungo raggio e, se  pensiamo che le previsioni di andamento della borsa sono dell’ordine di pochi secondi, quelle delle scommesse sportive di qualche giorno e quelle nel marketing di qualche mese, ci rendiamo conto di quanto sia difficile mettere a punto delle analisi di questo tipo.

Siamo certi  che alcuni Paesi hanno già  intrapreso questo percorso da tempo, sono già in fase avanzata di applicazione ed i risultati li conosciamo.

Il punto di partenza sono i database dedicati.

I database o banche dati sono raccolte di informazioni che rappresentano ciò che è accaduto in una porzione del mondo reale. I database sono strutturati in modo da consentire la gestione dei dati stessi in termini di inserimento, aggiornamento, correlazione e conseguenti osservazioni e studi sull’andamento di un fenomeno specifico.

Grazie ai risultati di queste osservazioni c’è la concreta possibilità di avere uno spiraglio di visione di ciò che potrà accadere nel futuro.

Secondo il nostro parere i database e soprattutto l’elaborazione dei dati in essi raccolti sono estremamente importanti per la pianificazione ed il finanziamento di molti progetti federali.

Ne proponiamo  tre tipologie, con contenuti,vanalisi e finalità diverse. I primi due di competenza federale, il terzo interfederale

Il primo database riguarda la raccolta di tutti i dati relativi ai giovani fino ai 16 anni.(in seguito lo chiameremo “1° LIVELLO”)

Il secondo database riferito ai giovani dai 17 anni fino al loro ingresso nelle squadre nazionali.(2° LIVELLO)

Il terzo database, di competenza interfederale, dedicato alla raccolta a 360° di tutto ciò interessi la vita sportiva degli atleti nazionali. In questo caso, ma in parte anche nel secondo database, sarà necessario ricorrere ai BIGDATA, cioè rilevazioni che tengono conto di fattori sia intrinsechi che estrinsechi all’atleta. (3° LIVELLO).

Proviamo ad immaginare come allestire, applicare e utilizzare un DATABASE FEDERALE DI 1°LIVELLO


Il primo quadrante rappresenta la partenza dell’impostazione, la individuazione di una prima serie di obbiettivi e la scelta dei dati da raccogliere e registrare, sono fondamentali per l’efficacia del progetto.

Nel secondo quadrante si fissano l’ampiezza del campione da monitorare, il sistema e gli addetti al rilevamento dati, le modalita’ di trasmissione e di registrazione delle informazioni.

Nel terzo quadrante la messa a punto dei sistemi di elaborazione e analisi dei dati contenuti nel database.

Nel quarto quadrante, attraverso le analisi ottenute, l’applicazione, se necessario, a progetti esistenti  o la  creazione di nuovi progetti.


Una volta che il database avrà raggiunto una adeguata dimensione,in relazione alla quantità di dati contenuti, sarà possibile avviare il meccanismo di produzione di elaborazione dati.

L’alimentazione dei dati dovrà essere continua e  implementata da  ulteriori parametri necessari per l’osservazione di nuovi fenomeni. Arrivato a regime si realizzerà un circuito virtuoso, aggiornato ed utile alla governance del settore.


I DATABASE FEDERALI di 1° livello hanno alcune componenti in comune:  l’impostazione generale e una serie di dati da rilevare, mentre necessariamente, una serie di  dati dovranno essere specifici non solo della disciplina sportiva, ma mirati alla singola specialità.

Per concludere diamo alcune indicazioni sui BIGDATA.

La quantità dei dati da inserire ed elaborare nei BIGDATA è molto più grande di quella necessaria per un DATABASE.

Si passa da circa 10.000 dati/anno/atleta per un 1° livello di database, ai 150.000 dati/anno/atleta, che è la quantità che ci risulta essere utilizzata dall’UK SPORT nel suo sistema di previsione di risultati olimpici.

Questa enormità di dati per essere gestita, in tutti i sensi, comporta grandi investimenti  economici, professionalità specifiche di alto livello ed una costanza nel tempo molto molto forte…Come al solito sono graditi commenti e osservazioni.


Giuseppe Antonini

Accademia dei Maestri dello Sport “Giulio Onesti”






Di seguito i Power Point scaricabili della relazione del Dott. Maurizio Cevoli relativa agli indicatori per guidare i sistemi dedicati allo sviluppo agonistico giovanile e delle relazioni presentate alla seconda tavola rotonda.

Gli indicatori per guidare i sistemi dedicati allo sviluppo agonistico giovanile.

Seconda tavola rotonda dedicata ai sistemi di preparazione agonistica delle fasce giovanili 

ORGANIZZAZIONE DEI NUOVI GIOCHI DELLA GIOVENTù

A cura della Redazione di AONI MDS

ORGANIZZAZIONE DEI NUOVI GIOCHI DELLA GIOVENTù

A cura della Redazione di AONI MDS

© ACCADEMIA OLIMPICA NAZIONALE ITALIANA 2023

Scarica subito il PDF per conoscere gli obiettivi del progetto e i dettagli dell’organizzazione

Vi presentiamo il primo di una serie di articoli, a cura di Gennaro Testa, che avranno come tema centrale la famiglia e il suo ruolo nel mondo dello sport giovanile e non.

FAMIGLIA BENE PREZIOSO PER LO SPORT

Il malessere che si porta sempre alla ribalta è una forma strutturale, permanente del vivere quotidiano. Di seguito due affermazioni che sembrano tendenza del momento: 

«Oggi i ragazzi amano troppo i propri comodi, mancano di educazione, disprezzano l’autorità, i figli sono diventati tiranni in casa. Contraddicono i genitori, schiamazzano, si comportano da maleducati con i loro maestri».

«In questi ultimi tempi, il mondo si è degenerato al di là di ogni immaginazione. I figli non obbediscono più ai genitori». 

La prima asserzione, relativa ai figli tiranni, reucci in famiglia è di Platone, 400 a.C. È incredibile, sembra estratta dall’ultimo rapporto fatto da Telefono Azzurro sui bambini italiani in famiglia … 

La seconda è scritta su una tavoletta assira del 2.800 a.C. e potrebbe benissimo essere pubblicata in un giornale dei giorni nostri oppure detta da genitori e insegnanti, in un incontro scolastico ...

Esiste da sempre un atteggiamento pregiudizievole, un atteggiamento preventivo di condanna, di incomprensione, di rinuncia, di sfiducia.

Chi non ha sentito nel corso della sua vita sportiva la frase, se pur in tono scherzoso, “per andare bene è meglio avere orfani come atleti”, con questa espressione si sintetizza il rapporto spesso difficile e conflittuale tra il mondo dello sport e quello delle famiglie.

L’attività motoria e lo sport sono componenti essenziali per lo sviluppo dell’essere umano e da sempre ricoprono un ruolo determinante nella cultura sociale, grazie alla funzione educativa.

L’antropologo Marcel Mauss definisce la pratica sportiva come “un fatto sociale”, cioè un complesso di attività che comprende ambiti diversi, che da quello puramente sportivo arriva fino alla quotidianità.

Ci sono parole che hanno segnato un’epoca e che ancora oggi risultano attuali, come quelle pronunciate da Nelson Mandela il 25 maggio 2000, in occasione della cerimonia inaugurale dei Laureus World Sports Awards, “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di ricongiungere le persone come poche altre cose. Ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione.”

Un diritto di tutti e che non dovrebbe essere negato a nessuno, lo sport, come più volte ha sottolineato il Consiglio dell’Unione Europea, è fonte e motore di inclusione sociale, oltre che strumento per l’integrazione di minoranze e gruppi a rischio di emarginazione sociale.

Lo sport è lo specchio della nostra società, in grado di trasmettere modelli di vita e pratiche di comportamento più o meno virtuose. Rappresenta, dunque, un importante momento di formazione, sia da un punto di vista motorio che emozionale, capace di contribuire attivamente alla formazione delle personalità dei soggetti coinvolti.

Non è sufficiente praticare  attività motoria e sport per crescere bene: per i bambini la pratica deve rappresentare un momento di gioco e di divertimento, senza costrizioni o eccesso di aspettative, per permettere loro di comprendere che nella vita si può perdere, anche quando ci si è impegnati al massimo delle possibilità.

Lo sport (veicolo di inclusione, aggregazione e partecipazione con un ruolo sociale fondamentale) consente di vivere in un gruppo e di sentirsi parte di un determinato contesto sociale, che permette lo sviluppo di capacità e abilità essenziali per una crescita equilibrata.

Questo, infatti, viene considerato da molti sociologi uno dei bisogni primari di ciascun individuo, senza il quale non riuscirebbe a vivere in una condizione di normalità e di armonia con sé stesso.

Vera e propria agenzia educativa, lo sport è dunque sinonimo di impegno e di costanza, che mette alla prova ognuno di noi, aiutandoci a superare limiti e a realizzare sogni.

Se si parla di educazione in riferimento allo sport, non si può dimenticare chi ha in carico la responsabilità di portare avanti con successo una tale mission.

In ambito sportivo spesso alla famiglia è richiesto un ruolo da dirigenti, accompagnatori, magazzinieri, finanziatori, collaboratori di servizi vari (lavanderia, trasporti, comunicazione, ristorazione, ecc.), attività certamente importanti nella vita societaria, ma spesso è in secondo piano il suo ruolo fondamentale di agenzia formativa.

Anche i genitori sono ormai, nella stragrande maggioranza, convinti che lo sport "faccia bene". Faccia bene così quasi in maniera automatica, come se "inviando" il figlio all'attività sportiva tutti i problemi si risolvono naturalmente. Scoprendo poi, molte volte, che lo sport non fa sempre bene e si esce così dal luogo comune e ci si ritrova con i problemi reali.

I problemi reali sono quelli dell'educazione, che non può essere delegata, a nessuno, tanto meno allo "sport". Un tempo esistevano più "agenzie educative" che potevano aiutare, sostenere, indirizzare i genitori nella loro fondamentale azione educativa, tenendo presente che la famiglia è il luogo fondamentale dell'educazione e questo significa che la responsabilità dei genitori è fondamentale.

Eleonora Ceccarelli, esperta, tra l’altro, di approccio sistemico relazionale e autrice di pregevoli saggi sullo sport giovanile, è fermamente convinta che la famiglia rappresenti il contesto privilegiato per lo sviluppo sociale di bambini e ragazzi in ambito motorio. 

È all’interno del sistema familiare, che essi imparano a fronteggiare le diverse situazioni della vita: i genitori sono per i bambini una guida, un riferimento imprescindibile per una crescita sana. Sentirsi sostenuti, incoraggiati e motivati dai genitori promuove nei bambini e nei ragazzi un atteggiamento di fiducia che permette loro di buttarsi e sperimentarsi, con la consapevolezza di poter contare sull’ appoggio della famiglia in ogni momento di difficoltà.

È solo grazie a questo circolo virtuoso operato dalla famiglia, che i più giovani possano crescere in “salute” raggiungendo non solo un benessere sul piano fisico, ma anche sul piano sociale, vincolando l’autostima dei ragazzi dal risultato, stimolando l’assunzione di responsabilità e di autonomia, salvaguardando il diritto di sbagliare. La fiducia genera fiducia, la percezione di autoefficacia sostiene lo sviluppo dell’autostima.

Visto che lo sport dopo la scuola è luogo in cui giovani passano gran parte del loro tempo come possono i genitori motivare e supportare i figli, affinché l’esperienza sportiva possa essere positiva e formativa?

Nessuno nasce “genitore “ e tantomeno “genitore sportivo”, non si nasce, ma lo si può diventare e lo si deve diventare, sport e famiglia devono avere un’alleanza strategica.

In primo luogo è fondamentale che il genitore svolga un ruolo di sostegno (senza però mai sovrapporsi o peggio ancora sostituirsi) alla figura dell’istruttore/allenatore.

Troppo spesso capita di proiettare sui figli obiettivi che non sono stati raggiunti, nel tentativo di una rivalsa personale, caricando così i più piccoli di pressione e di aspettative che li tengono lontani dal divertimento.

Eloquenti in questo caso sono le parole di Madre Teresa di Calcutta: “la parola convince, ma l’esempio trascina. Non ti preoccupare se i tuoi figli non ti ascoltano, ti osservano tutto il giorno”.

‍ 

Giulia Rivellini, esperta di statistica sociale e docente all’Università del Sacro Cuore, evidenzia 6 aspetti preminenti del rapporto famiglia e sport:

1. Lo sport per il dialogo in famiglia. La condivisione di interessi e passioni sportive può favorire il dialogo tra i componenti familiari. Dal dialogo si sviluppano capacità di ascolto e di apertura anche su temi più difficili.

2. Lo sport per stare insieme e per mettere le generazioni in dialogo. In Italia la famiglia sta diventando estesa, ma al di fuori delle mura domestiche. Ci si aiuta, ci si incontra per i bisogni di vita quotidiana, si entra in relazione, ma poi ognuno ritorna nella propria casa. In questo scenario lo sport può offrire occasioni per raccontarsi, stare insieme partecipando alle manifestazioni e/o gare dei componenti famigliari o guardando insieme le competizioni.

3. L’attività sportiva e la frequentazione di palestre e/o piscine  possono anche essere occasioni e luoghi di prevenzione, comunicazione e informazione. Questo potrebbe facilitare i compiti educativi della famiglia, prevenendo problemi come il bullismo, il consumo di droghe, l’uso della violenza, l’incomunicabilità, etc. Lo sport diventa allora un’occasione per affrontare e risolvere situazioni di disagio giovanile. A tal fine gli allenatori possono rappresentare figure diverse, emotivamente più distaccate e per questo più adeguate ad offrire un sostegno che l’adolescente potrebbe non voler ricevere dalla famiglia.

4. A fronte dell’incremento dell’instabilità coniugale, soprattutto in caso di presenza di figli, lo sport può diventare uno strumento che favorisce la genitorialità anche tra genitori separati e/o divorziati. Per una partita di basket, di calcio, un saggio di ginnastica artistica, ecc. è più facile che i genitori si incontrino per essere presenti nella vita del figlio.

5. Lo sport può favorire l’integrazione sociale con famiglie di stranieri e/o con coppie miste. La presenza aiuta a parlarsi, ad incontrarsi, e inoltre la bravura o le capacità sportive avviano un processo di conoscenza reciproca anche tra gli adulti cui piace partecipare ai successi della squadra dei propri figli. Sebbene sia difficile trovare ad oggi dati che confermino ciò, sarebbe oltremodo interessante capire se attraverso la pratica sportiva migliori anche il rendimento scolastico dei figli di stranieri e l’integrazione culturale delle loro famiglie.

6. In una società sempre più complessa e articolata, la famiglia, per il suo delicato ruolo educativo rappresenta un attore protagonista della lotta al dilagante fenomeno del doping. 

Alla luce di tali considerazioni è auspicabile che le attività e i progetti futuri favoriscano almeno tre dimensioni, per quanto riguarda la relazione tra sport e famiglia: 

1 intergenerazionale, per uno sport che mette in relazione generazioni diverse; 

2 territoriale, per uno sport che faccia da collante per il territorio, offrendo occasioni per stare insieme entro il proprio spazio di vita vissuta; 

3 relazionale, per uno sport che favorisca l’incontro e la comunicazione tra culture, famiglie e persone. 

Paolo Petruzzelli, pedagogista sportivo che si occupa di formazione e coaching, sottolinea la necessità che allenatori e società sportive hanno bisogno dei genitori per creare un’atmosfera di supporto per aiutare i giovani nella pratica sportiva perché la sfida non è vietare il coinvolgimento della famiglia, ma piuttosto quello di garantire un ambiente in grado di migliorare l’esperienza sportiva del ragazzo e il sano sviluppo della sua personalità, grazie anche al coinvolgimento educativo della famiglia.

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•    Osserva e ascolta i figli.

•    Verifica che i figli si assumano le proprie responsabilità

•    Non limitare mai l’attività sportiva dei vostri figli per punizione.

•    Non intervenire nelle scelte tecniche e nelle decisioni dell’Istruttore.

•    Non contestare davanti a tutti e non incitare alla scorrettezza.

•    Rispettare l’arbitro e la squadra avversaria.

•    Andare a vedere più spesso i propri figli quando giocano.

•    Incoraggiare i propri figli a impegnarsi sempre di più, facendo capire loro che l’impegno in campo o in palestra e a scuola sarà in futuro fonte di soddisfazione.

•    Cercare di rendere autonomi i figli, evitando di essere onnipresenti in tutte le situazioni.

•    Far capire ai propri figli che giocare significa divertirsi e socializzare.

•  Far capire ai figli che la delusione di una sconfitta diventa un mezzo per crescere, perché “la non vittoria” stimola a migliorarsi attraverso gli allenamenti e questo atteggiamento si riflette positivamente sulla loro attività scolastica e in futuro sull’attività lavorativa.

Lo scrittore britannico Aldous Leonard Huxley affermava “Datemi genitori migliori e vi darò un mondo migliore”, si potrebbe aggiungere anche un “mondo migliore” nello sport giovanile.



Gennaro Testa

Sociologo





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